Gli emigranti

"Soprattutto nell'Italia del Nord, decine, centinaia di migranti provenienti dalla Svizzera italiana e in particolare dalle sue vallate superiori, avevano esercitato i mestieri piu umili, mentre i piu fortunati o intraprendenti di loro avevano avviato piu redditizie e fortunate attività, preludio e modello delle successive aziende.
Alla meta del Settecento, numerosi erano i malvagliesi, ad esempio, tra i venditori di castagne che popolavano la piazza milanese, vero e proprio centro di riferimento e polo di attrazione per le valli ticinesi sia dal profilo economico sia dal profilo culturale […]"

Da: Orelli, C. L'emigrazione. In: Malvaglia (A cura di A. Benzonelli). Istituto Editoriale Ticinese, 2004: p. 33.

Anche in tempi recenti, comunque, molti sono stati quelli che hanno abbandonato Malvaglia e le sue "Ville" per ragioni economiche o personali. Wilma Geninasca di Tagnugna, frazione di Malvaglia e figlia dell'emigrazione a Parigi, racconta la sua storia.
Per saperne di più…

 

Orsi e lupi

Di lupi non vi è traccia scritta e neppure nella toponomastica se ne fa cenno; si parla invece della presenza di orsi in val Malvaglia nel Protocollo del Piccolo Consiglio (l’odierno Consiglio di Stato). Infatti, la risoluzione n. 874 del 22 giugno 1812 riporta che fu “pagata la taglia di Lire terzuole 100 per l’uccisione di due orsi da parte di Giacomo Abbondio e Giovanni Gianinasca (oggi Geninasca), abitanti di Mèdra”.

Anche la toponomastica menziona gli orsi: sopra Piancalunga e sotto la sponda dei Pèh Secch vi è il toponimo Pozz dr'Ors.

Di streghe e barlotti

Lunedì 21 e martedì 22 febbraio 1650, Maria Mengona è accusata di aver partecipato al barlotto (un incontro fra streghe e il diavolo) e che a causa sua vi erano stati dei morti per maleficio e tempeste che avevano distrutto i raccolti. La “strega” sarà poi condannata il primo marzo 1650.

Legate le mani sul retro e “snudatoli le spalle se gl’è ritrovato sopra la sinistra un segno diabolico, nel quale s’è caciato dentro la gugia sin al legno che non è uscito sangue, né ha dato segno di dolore” (dal processo verbale). Sotto tortura confessa che vi è stato un barlotto a “Madra, nel loco dove si dice a Ganna”. La Mengona racconta: “Io balava con detto Dominico del Maria e usava carnalmente meco d’avanti e de dietro e lo sentiva ora caldo ora freddo. Mi davano da mangiare e de bere pane e formagio… me diedero polvere d’adoperare… de buttare dietro alli logi (case) e alle genti e bestie con la mano sinistra in nome del diavolo di fare andare via il bene e alla gente di morire”. Due delle sue vittime di Madra – Gioanna de Righino e Dominico de Giovanni Brazabene – si erano ammalate, ma sopravvissero in quanto adeguatamente benedette, mentre un certo Giovanni Pedretto de Moncrego fu più sfortunato. Dopo averla insultata, si ammala e muore.

La povera Maria racconta che alla Ganna “si recava a cavallo, ovvero era un bastone indiavolato che si trasformava in cavallo che poteva anche volare”.

Dopo mezz’ora appesa per le braccia con attaccato il “sasso piccolo” chiede che per l’amor di Dio nessuno abbia a patire per quello che ha detto, visto che nel frattempo aveva indicato vari nomi di persone partecipi al barlotto (riconosciamo cognomi come Geninasca, Dova, Blotti, Ratti, Poma, Benzonelli, Pedretti).

Curiosità cinematografiche

Nel 2001, la TSI ha mandato in onda uno spot di Idée Suisse girato in Valle Malvaglia. Nella finzione scenica la Val Mèdra rappresenta il San Gottardo, mentre la villa di Anzano un “idilliaco paesaggio dell’Alta Leventina” (Cdt 12.10.2001).