I torrenti

Mèdra è situata tra i due torrenti Qualguèna e Orino. Il primo discende dalla val Mèdra e defluisce poi nell’Orino. Lo scalino glaciale ha creato una bella cascata (Fruda d’Mèdra), che, a dipendenza del volume d’acqua, forma una doppia cascata.

Nel dialetto locale, “recarsi al torrente Qualguèna” si traduce stranamente con “Nè al punt d’Urin”, per l’Orino “Nè al Tasin”. Il termine “Tasin” (Ticino), in effetti, è utilizzato regolarmente per definire i fiumi, come ad esempio il Brenno.

La Qualguèna riceve le acque di piccoli ruscelli: “Rii dra Fuss” o da Pianezza (oggi sfruttato per la produzione di elettricità da alcuni proprietari terrieri), “Rii Mundou”, “Rii da Ciavasch”, “Rii da Fraciadu”, “R’Acqua dra Piota”, “Rii da Stabi d’int”, “Rii da Campion”, “Rii di Urel”, “Rii dal Pian Cassinah”, “Rii da Rudunt”, “Surgent dal Pian Frega Cü”. “Mundou” deriva dal latino tardo mundare, ovvero purificare, rendere pulito: quindi già nei tempi passati doveva essere un ruscello con una buona acqua, che ancora oggi alimenta l’acquedotto consortile.

A lavare i panni ci si recava a Urin, nella Qualguèna, o a Murinah nell’Orino, il quale, con un sistema di canali di cui oggi si vedono pochissime tracce, forniva l’acqua ai mulini.

Evidentemente non vi sono confini giurisdizionali fra le varie Ville della Val Malvaglia, tuttavia i torrenti Dragonasc e Büzzon tracciano una sorta di confine geografico. I nomi rilevano il loro “pessimo carattere”: sono per lo più asciutti ma caratterizzati da un regime estremamente variabile in termini di deflusso. Violenti acquazzoni possono trasformare questi torrenti in potenziali distruttori, che recano a valle migliaia di metri cubi di materiale detritico. In primavera vi scendono le slavine.

Foto: La Fruda d’Mèdra

I ponti

Non vi è testimonianza di ponti in pietra a Mèdra; nel passato dovevano quindi essere semplici passerelle di legno. Il primo ponte carrozzabile, in legno e coperto, sul torrente Qualguèna è del 1942-43. In Val Malvaglia vi erano tre ponti in legno: oltre a quello di Mèdra, vi erano quelli di Caslou e Canè, e solo quest’ultimo, visibile dalla strada che sale in val Malvaglia, è ancora transitabile.

Il ponte di legno è poi stato sostituito negli Anni 70 da un ponte in cemento armato. Poco più a monte, e visibile dalla strada principale, posto all’imbocco della piccola gola, vi è una passerella in legno su putrelle di metallo, che ha sostituito negli Anni ’80 un ponte in travi in larice, poi putrelle in metallo, con una copertura in piode. Parte del basamento è ancora visibile. Le grandi lastre di copertura sono ora utilizzate come scalini per accedere alla nuova passerella.

Sull’Orino vi sono ancora i resti della passerella (“Punt da Ciusé”) che collegava il lato orografico destro e permetteva di andare a falciare i prati situati in zona Varchéi e Ciusé. Il ponticello è stato ricostruito più volte, sino alla seconda metà degli anni 90 del secolo scorso: la mancanza di interesse da parte degli abitanti locali, comunque, non ha più reso necessario ricostruirlo dopo l’ennesima alluvione e la deviazione dei rami del torrente Orino.

Nella toponomastica si ricorda pure il “Punt di Chèdra”. È presumibile che la famiglia Cadra, oggi scomparsa a Malvaglia, fosse incaricata della costruzione della passerella, ancora presente sino agli Anni 50. Si trattava per lo più di un passaggio fatto di tronchi per collegare, appena al di sopra della cascata, la parte orografica destra della Val Mèdra.

Foto: Ponte in legno, anni 60. Si noti l’estensione dei prati, ora sostituiti da estese zone boschive. Sullo sfondo la villa di Dandrio.

Gli alpi

Nel 1911 Federico Merz indicava nel suo “Gli alpi del Cantone Ticino” che la boggia in Val Mèdra era costituita da Ciavasch, Bragnei, Spunda Granda e Sella. Vi potevano caricare 60 vacche, “ritenuto che la boggia di Valle Madra dovrà sempre avere un terzo in meno di bovine delle altre boggie, e che il bestiame sarà sempre ripartito in proporzione uguale al quantitativo di bovine che sarà fatto al soccio di ogni anno a S. Pietro”.

Il regolamento patriziale di allora proibiva assolutamente ai boggesi di Mèdra “di poter dare in affitto i così detti Alpetti, loro concessi, a persone estranee al Patriziato di Malvaglia, sia pella pascolazione che pella sega del fieno magro di foresta, e ciò sotto multa di fr. 100”.

Attualmente non vi sono alpi caricati con bovini in Val Mèdra; nella valle pascolano alcune centinaia di pecore, il cui pastore alloggia nella cascina di Ciavasch.

Foto: Val Mèdra

Ul Sass da Misdì

Ul Sass da Misdì – il sasso del mezzogiorno – è un enorme masso di forma di parallelepipedo che si erge in cima alla ganna (pietraia) di Mèdra. In un’epoca quasi priva di orologi permetteva agli abitanti della Villa di capire quando era mezzogiorno. Infatti, in estate, il sole raggiunge il grande masso a quell’ora (ora solare e non legale).